21/08/2025

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UNA GENERAZIONE IN ECO-ANSIA

In un mondo sempre più scosso da emergenze ambientali, un nuovo termine si fa strada nel vocabolario delle emozioni contemporanee: ecoansia. Non si tratta di una semplice preoccupazione passeggera per l’ambiente, ma di un’ansia persistente e profonda, alimentata dall’incertezza del futuro del nostro pianeta. Ma cos’è davvero l’ecoansia? Chi ne soffre? E, soprattutto, come possiamo affrontarla?

Cos’è l’ecoansia?

Il termine “ecoansia” è stato coniato per descrivere un fenomeno psicologico sempre più diffuso: la sofferenza emotiva causata dalla consapevolezza della crisi climatica. Non è ancora riconosciuta come disturbo mentale nei manuali diagnostici ufficiali, ma è ampiamente studiata e documentata da psicologi e ricercatori.

Le persone che sperimentano ecoansia provano ansia, tristezza, impotenza, colpa o rabbia in relazione ai problemi ambientali. È una forma di disagio che nasce dal divario tra la gravità delle notizie ambientali e la percezione di non poter fare abbastanza per cambiare le cose.

Chi colpisce di più?

Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health nel 2021, che ha coinvolto oltre 10.000 giovani in dieci paesi, più del 60% dei ragazzi tra i 16 e i 25 anni si dichiara molto preoccupato per il cambiamento climatico. In molti casi, questa preoccupazione si traduce in sentimenti di abbandono, delusione verso le istituzioni e difficoltà a immaginare un futuro sereno.

I giovani, non a caso, sono tra i più colpiti: perché vivranno più a lungo le conseguenze del degrado ambientale e spesso si sentono esclusi dai processi decisionali.

Perché si sviluppa l’ecoansia?

L’ecoansia nasce da una combinazione di fattori:

  • Esposizione costante a notizie allarmanti, dai disastri naturali agli effetti del riscaldamento globale;
  • Sensazione di impotenza, data dalla difficoltà di incidere realmente sulle grandi dinamiche globali;
  • Conflitto interno tra stili di vita non sostenibili e valori ecologici profondamente sentiti;
  • Mancanza di fiducia nelle istituzioni e nei governi.

In alcuni casi, l’ecoansia può portare a sintomi simili a quelli dell’ansia generalizzata: insonnia, difficoltà di concentrazione, malessere fisico, isolamento sociale.

Ecoansia: nemica o alleata?

È importante chiarire un punto: provare ecoansia non è un segno di debolezza, anzi. Può essere un segnale sano, che nasce da una maggiore empatia, consapevolezza e senso di responsabilità.

Il problema nasce quando questa ansia diventa paralizzante e impedisce di agire. Ma con il giusto approccio, può trasformarsi in energia per il cambiamento.

Come affrontarla?

Ecco alcuni strumenti per convivere con l’ecoansia e trasformarla in qualcosa di utile:

  • Informati, ma con equilibrio. Scegli fonti affidabili e limita l’esposizione continua a contenuti angoscianti. Non serve sapere tutto, sempre.
  • Condividi le tue emozioni. Parlare dell’ecoansia con amici, familiari o in gruppi di supporto può aiutare a sentirsi meno soli.
  • Agisci, anche in piccolo. Ogni gesto conta: ridurre i consumi, partecipare ad attività locali, sostenere cause ambientali restituisce il senso di agency.
  • Chiedi aiuto professionale. Se l’ansia diventa pervasiva, uno psicologo può aiutare a gestirla in modo sano.

Viviamo un’epoca complessa, in cui i problemi ambientali si intrecciano con le nostre emozioni più profonde. L’ecoansia è il riflesso di una coscienza che si sveglia, di un’urgenza che non possiamo più ignorare.

Non va negata né sminuita, ma accolta, compresa e trasformata. Perché dal dolore per ciò che stiamo perdendo può nascere la forza per proteggere ciò che possiamo ancora salvare.

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